Ci risiamo. L'appuntamento autunnale del weekend in casera è una tradizione consolidatasi negli anni.
Solitamente si tiene in ottobre, verso la metà del mese o giù di lì, ma quest'anno è stata anticipata di alcuni giorni e precisamente al 26 e 27 di settembre. Perché questa scelta? Qualcuno potrebbe pensare alle condizioni del tempo decisamente più favorevoli per le uscite in montagna. In ottobre, infatti, a 2000 metri di quota sono possibili le nevicate con tutti i disagi del caso. Ma così non è. Le solite voci di corridoio bene informate sostengono che la scelta di questa data settembrina sia stata determinata - pensate un po' – dalla luna! Certo la luna, fin dall'antichità, è sempre stata foriera di presagi più o meno fausti per noi poveri mortali. Ha influenzato i momenti della semina, i raccolti, le nascite, i matrimoni… e via dicendo. In realtà, per uno non addentro alle segrete cose, come il sottoscritto, è stata una sorpresa apprendere che il ciclo lunare è importantissimo per la raccolta dei funghi. Sì, avete capito bene. Una buona raccolta di questi prelibati frutti della terra è di certo garantita al sopraggiungere della luna piena, giusto una o le due notti precedenti. Da qui la scelta della data. E, in verità, una portata a base di profumati boletus edulis, amanita caesarea e cantharellus cibarius, appena colti, fa sempre bella mostra di sé durante la cena del sabato sera. E, mi risulta, è sempre richiestissima assieme alle altre ghiottonerie culinarie.
Leggi grigliata mista di carni di maiale e di pollo, lentamente cotte sulla brace con rara maestria e altrettanto amore dal buon Germano.
Il saluto alla stagione estiva appena conclusa ed il benvenuto a quella autunnale non potrebbero essere migliori di così, nel segno della tradizione.
Malga Fossernica di Fuori, 1804 metri, come recita il segnavia a pochi passi dalla stessa, si trova in ottima posizione, in una radura al limitare di una maestosa foresta di pecci, aperta sulla catena del Lagorai.
Vi si accede percorrendo una strada forestale che sale, con lunghi tornanti ad ampio respiro, dall'abitato di Caoria, nella Valle del Vanoi.
Siamo in mezzo alle nuvole, nel senso che una densa coltre lattiginosa avvolge ogni cosa e la visione dell'ambiente circostante ci è per ora del tutto preclusa. In compenso non fa freddo, come richiederebbero la quota e la stagione. La costruzione davanti a noi, edificata con massicce mura in pietra, è stata ristrutturata e presenta al piano terra un'ampia zona giorno con focolare; salita una breve rampa di scale, al piano superiore, si trova il reparto notte.
Le comodità d'uso sono più che sufficienti ad ospitare un nutrito gruppo di persone, quali noi siamo: cucina economica e a gas, acqua corrente e legna abbondante per alimentare il focolare.
La corrente elettrica attualmente non è funzionante. Poca cosa, del resto. Siamo adeguatamente forniti di lampade frontali e a mano e di candele. Abbiamo provviste di cibo abbondanti per soddisfare le nostre esigenze alimentari.
Il menù prevede pasta asciutta al sugo, preparato da Mirella, seguito da affettati e formaggi a pranzo, il sabato – lo faremo alle ore 14:30 - per cena, carne alla brace accompagnata dai funghi.
Il raccolto – tutta opera di Germano e Mirella - è stato discreto, complice l'influenza lunare, direi a questo punto.
Colazione il mattino successivo, con possibilità di ampia scelta ed infine, per il pranzo della domenica, bis di carne ed affettati. Il momento clou è comunque la sera. Poi la notte profonda. Isolati e nel buio assoluto attorno a noi – le stelle, se ci sono, ci vengono negate dalla coltre di nubi persistente – ci sentiamo più vicini e uniti che mai.
Se esci per un attimo e ti allontani di qualche metro, davanti a te, in un unico colpo d'occhio, hai la visione abbagliante di un braciere con bagliori di fuoco, attorno al quale si attardano le ombre di Germano e Davide.
Stanno controllando le salsicce, la pancetta, le braciole ed i quarti di pollo posti accuratamente sulla grande griglia; sposti leggermente lo sguardo e sei preso da una luce più morbida e soffusa.
È il chiarore delle candele accese che, dalle due finestre della facciata, illumina debolmente la scena e rende leggibile quello che succede all'interno. Contrasti. Chiaro e scuro, luce e buio, sinonimi di vita e di silenzi mirabilmente mescolati.
Ora siamo tutti a tavola per la cena. Il momento è magico. Condividere il cibo scioglie anche le lingue più restie. È curioso ed interessante osservare come l'atto del mangiare favorisca la comunicazione, anche fra persone mai conosciute prima.
La conversazione si fa vivace quando si affrontano argomenti come l'eterno e mai risolto rapporto fra l'uomo e la donna. Si frammenta e si perde in discussioni a due, i toni si alzano e si confondono in una babele di voci plurime.
Il silenzio regna sovrano quando il pettegolezzo si fa strada e mette tutti a tacere, in ascolto dell'oratore di turno. Siamo umani e la chiacchiera futile è sempre lì, in agguato.
Scorre il tempo. La mezzanotte ci vede ancora riuniti nella grande cucina, confortati dal calore che non è solamente quello della legna che arde nel caminetto. Poi cediamo al sonno. L'ora per abbandonarci tra le braccia di Morfeo è più che giustificata. Gli ultimi vocii si spengono a poco a poco. Chi sale al piano superiore. Chi si prepara a trascorrere la notte sul pavimento della grande cucina. Si snodano i materassini, si stendono i sacchi a pelo. Mirella, quando finalmente regna la quiete, scende le scale e controlla se tutto è a posto. Le candele devono essere tutte spente. È l'ultimo atto di quella notte della nostra presidente... il nostro comandante della nave. Poi i buona notte si rincorrono e si incrociano velocemente. Silenzio.
Domenica. Le nubi non si sono ancora diradate. La mattinata trascorre con una escursione a Cima dei Paradisi, 2206 metri di quota, buona per coloro che hanno voglia di sgranchirsi le gambe. Altri, più tranquillamente, si dedicano ad una passeggiata nel bosco con l'intenzione di raggiungere Malga Fossernica di Dentro. Ma l'intenzione rimane solo tale, appunto. E c'è ancora chi, non pago del giorno precedente, parte alla ricerca di funghi. Il solito Germano, tanto per non fare nomi.
Nel primo pomeriggio lasciamo definitivamente il nostro “rifugio” di una notte. Non lasciamo traccia alcuna della nostra presenza. Solo le orme leggere dei nostri passi sull'erba, appena piegata, del prato.
Ho dimenticato i partecipanti? Certamente no. Per tutti il mio affettuoso saluto. Eccoli. In prima persona Mirella, la presidente della sezione CAI di Este, i soci consiglieri Germano, Elisabetta, Davide, Elio. E a seguire, gli amici Valentina, Cristina, Fiammetta, Elisa, Mary, Filippo, Paolo, Alessandro, Matteo, Alberto e Michele... Dimenticavo l'ultimo... il sottoscritto.
NAMASTE
Ruggero