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Tour delle Abbazie
01 maggio 2022
Giro in bicicletta delle Abbazie della Bassa Padovana:
Carceri, Badia Polesine, San Salvaro, Casale di Scodosia, Megliadino San Vitale, Ponso
GRADO DIFFICOLTA': |
TC (legenda) |
ORGANIZZATORE: |
Elio Antoniazzi (cell. 334.2203016) |
DISLIVELLO: |
quasi assente |
LUNGHEZZA PERCORSO: |
Km 63. Qui la traccia |
ACQUA POTABILE SUL PERCORSO: |
Si, qualche fontana e bar |
TERRENO: |
asfalto (35%) - |
DOVE CI SI TROVA |
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LUOGO: |
Parcheggio dell'Abbazia di Carceri (PD) ore 8:15 |
PRANZO: |
Al sacco |
RIENTRO PREVISTO: |
Ore 15:00 - |
COSTO ESCURSIONE: |
Soci: 3 € - |
FATE UN CHECK UP PREVENTIVO ALLE BICI |
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ISCRIZIONI OBBLIGATORIE |
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SI RACCOMANDA LA PUNTUALITA' !! |
Itinerario
Partenza dall’Abbazia di Santa Mari delle Carceri, breve visita esterna e si inizia il percorso in direzione Vighizzolo d’Este. Dopo un primo tratto su asfalto percorreremo uno sterrato lungo l’argine, prima del Santa Caterina e dopo della Fratta-
Carceri
Abbazia di Santa Maria di Carceri
Si sa per certo che nel XII secolo vi era, dove ora sorge l'Abbazia, un ospizio dove trovavano rifugio i pellegrini che da Nord andavano verso Roma; non si sa però l'anno esatto in cui questa chiesa fu fondata. Diciamo che la chiesa abbaziale venne consacrata nel 1189 e che essa nacque sul terreno di una preesistente Pieve con ospizio. Quando questo primo tempio venne affidato ai Canonici Portuensi Agostiniani essi lo ingrandirono costruendo la nuova abbazia. Nel 1399 la chiesa fu poi ampliata ulteriormente ma all'inizio del '400 i monaci Agostiniani furono costretti a lasciare il monastero, decimati dalle carestie. Dopo gli Agostiniani l'Abbazia fu data da papa Gregorio XII ai Camaldolesi, i quali proseguirono con l'opera di bonifica già iniziata ed ampliarono ulteriormente il monastero. Tutto quello che si vede oggi, infatti, è proprio opera dei Camaldolesi che oltre alle numerose opere architettoniche portarono nel luogo anche una vera e propria Accademia di Studi in collaborazione con l'Università di Padova. Per quasi tre secoli l'Abbazia visse un periodo di ricchezza e grande splendore. Nonostante tutto ciò però nel 1690 Papa Alessandro VIII decise di sopprimere l'Abbazia e la proprietà venne messa all'asta (per recuperare fondi per finanziare la guerra della Serenissima contro i Turchi). L'intera struttura fu acquistata dai Carminati. Questi ultimi (che erano dei commercianti provenienti da Bergamo) trasformarono il complesso in una fattoria adattandolo per le nuove necessità ed abbattendo sia parte dei chiostri che alcune costruzioni. Cedettero poi il tutto in locazione ed i continui cambiamenti di proprietà portarono furti e saccheggi. La chiesa invece venne affidata alla Diocesi di Padova. La famiglia Carminati rimase proprietaria dell'intero complesso sino al 1951 quando cedettero quanto rimasto (dopo aver venuto sia case che campi a privati) alla Parrocchia di Carceri. Oggi purtroppo quello che ci rimane da ammirare è meno della metà di come doveva essere il monastero; rimangono l'ingresso con torre e portico (della metà del `400), la foresteria con il pozzo del '300, la chiesa, il chiostrino del '200, un altro chiostro del '500, la sala degli affreschi (che era la ex biblioteca).
Badia Polesine
Il paese, in provincia di Rovigo, sorge sulla riva destra dell'Adige (che funge da confine naturale con la provincia di Padova) e confina anche con la provincia di Verona. Il suo toponimo si deve all'Abbazia benedettina di S. Maria della Vangadizza che vi si trova (un tempo il paese si chiamava solamente "La Badia") perché è proprio attorno a questo monastero che è nato. Verso la metà del 900 il marchese di Mantova e la consorte fecero costruire una piccola chiesa che venne donata ai monaci benedettini, dopo il Mille, dal marchese di Toscana che aveva, a quei tempi, la giurisdizione sul Polesine. L'abbazia (una delle più importanti del Medioevo) aveva una diocesi molto ampia e il borgo che attorno ad essa era nato, già nel '200 era protetto da fossati e l'accesso era consentito da tre porte con ponte levatoio. Anche il paese di Badia Polesine passò, nei secoli, dalla dominazione degli Estensi a quella dei signori di Padova per passare poi alla Repubblica di Venezia. Alla caduta delle Serenissima queste terre seguirono le sorti del resto del Veneto.
Chiesa Arcipretale di San Giovanni Battista
La chiesa che vediamo noi oggi è stata completamente ricostruita nel 1783 sui resti di una chiesa molto più antica, quella che si pensa fosse una cappella dipendente dall'Abbazia della Vangadizza. In questa chiesa furono portati alcune statue e alcuni arredi sacri nel 1810 quando l'Abbazia venne soppressa; si possono ancora vedere infatti una statua lignea della Madonna (nell'ultimo altare di sinistra) e l'urna che contiene le spoglie di San Teobaldo.
Abbazia di Santa Maria della Vangadizza
Come abbiamo detto all'inizio, la storia dell'abbazia e del borgo che la circonda vanno di pari passo. Lo splendore del monastero non durò però molto e già verso la metà del '400 iniziò inesorabilmente a decadere fino a passare, durante la dominazione francese, in mano ad un privato cittadino francese e ad essere soppressa nel 1810 per decreto napoleonico. Tutti gli arredi sacri vennero spostati nella chiesa di S. Giovanni Battista. L'abbazia, parzialmente distrutta, è oggi proprietà del Comune di Badia Polesine. Da vedere rimangono il bel chiostro del 1200, il refettorio ed il giardino dell'Abate e poi i resti dell'antica struttura e cioè vecchi muri perimetrali. Nel piazzale di fronte alla chiesa vi sono due sarcofaghi che degli Estensi.
San Salvaro
L’ex monastero di San Salvaro risale all'incirca all'anno Mille. Anch'esso fu affidato ai Canonici Portuensi (come il Monastero di S. Maria di Carceri) che lo gestirono sino al 1407 quando passò ai Camaldolesi. Subì poi la stessa sorte dell'Abbazia di Carceri e la stessa conseguente "privatizzazione" e trasformazione in azienda agricola con l'acquisto da parte della famiglia Carminati nel 1690 quando fu soppresso ad Papa Alessandro VIII. Attualmente si possono vedere solamente due fabbricati ed un piccolo chiostro.
Casale di Scodosia
Casa Grompo
La famiglia Grompo, di cui troviamo notizie dal XV secolo, fu aggregata al Consiglio Nobile di Padova nel 1647 e mantenne tale status fino alla caduta della Serenissima. La costruzione risale alla fine del XIV secolo e inizialmente doveva essere una caserma. Interessante sul lato est un poggiolo in marmo bianco in stile veneziano. Dell’antica chiesa ora abbattuta rimane la torre campanaria che risale al XII secolo. È un bellissimo esemplare arcaico di campanile a pianta quadrata in mattoni e pietra trachitica. Le due campane, rimosse, si trovano ora all’interno della chiesa parrocchiale Santa Maria.
Villa Correr, Della Francesca
La villa fu costruita verso la fine del XVII secolo dalla nobile famiglia veneziana dei Correr che la usavano come dimora estiva. Sul luogo vi erano già delle costruzioni preesistenti delle quali vennero i usati alcuni materiali per l'edificazione della nuova dimora. Nel 1857 la villa passò dai Correr ai Ferrari i quali apportarono molte migliorie sino a trasformare quella che era solamente una residenza estiva in una vera e propria casa colonica. La villa passò poi ai Donà delle Rose per essere infine venduta nel 1921 ai fratelli Dalla Francesca. Dal 1980 l'intero complesso è di proprietà dal Comune di Casale di Scodosia. La villa ha quattro piani: un piano terra, un mezzanino, un piano nobile ed il sottotetto. Oltre allo stabile principale sono presenti, verso est, anche altre strutture come stalle, granai, portici ed essiccatoi per il tabacco. Sul retro della villa vi è un ampio parco. Attualmente la villa è utilizzata per mostre e vi è la sede del Museo Civico Etnografico -
Megliadino San Vitale
A Megliadino San Vitale ci sono due chiese, molto antiche e vicine tra loro: San Vitale e Santa Maria dell’Anconese. Dai loro nomi, è evidente la matrice bizantina dei due edifici, San Vitale e Anconese sono nomi che troviamo infatti nella religiosità ravennate. La chiesa di Santa Maria dell’Anconese, eretta nell’anno 700 a contrasto dei movimenti degli iconoclasti, risentiva molto dello stile ravennate, oltre che nel nome, anche nell’architettura, come testimoniano i pilastri che ornano le pareti esterne. Costruita con materiale vario preso da alcuni capitelli e materiali di scarto, la pianta a navata unica dotata di un’abside centrale e due profonde nicchie laterali, infatti, è tipica delle chiese altomedievali di VII-
La chiesa perse il suo ruolo strategico di chiesa matrice del territorio con l’arrivo nel 970 delle spoglie di San Fidenzio nella vicina chiesa di S. Tommaso. L’edificio divenne in seguito la cappella di un attiguo convento di suore ma dal XVI secolo perse la sua importanza, tanto che i materiali dell’annesso convento e della chiesa furono utilizzati come materiali di riporto per l’Abbazia di Carceri. Nel 1498 il vescovo Barozzi visitò la chiesa, che in quel periodo versava in condizioni di degrado e senza rendite. Ma nello stesso anno la fede diede la spinta alla rinascita: a seguito di un evento che i fedeli lessero come un miracolo, la comunità decise di avviare ingenti lavori di ristrutturazione. All’interno della chiesa sono visibili alcuni elementi architettonici di epoca romana nella muratura e un piccolo lacerto di affresco quattrocentesco.
Ponso
La Chiesa di Santa Maria ai Prati, chiamata "Ciesazza" è una delle pochissime testimonianze di architettura romanica della Bassa Padovana. Il corpo della chiesetta ci racconta la sua storia: nella parte inferiore della facciata sono presenti blocchi di pietra, marmo e materiale laterizio di epoca romana e sulle altre pareti sono visibili i tanti rimaneggiamenti avvenuti nel corso dei secoli. L’interno, semplice e a una sola navata, conserva tre altari e una serie di splendidi affreschi risalenti alla prima metà del Quattrocento.